zk autoproduzioni digitali no copyright contro il mercato § CAMPIONAMENTI DI UFOLOGIA RADICALE FAQ Le domande più frequenti Cosa intendete per "ufologia"? Etimologicamente l'ufologia è il discorso (o scienza) sugli ufo. Crediamo che ogni discorso (o scienza) muova da una tensione conoscitiva che ne costituisce l'essenza. Per l'ufologia questa tensione si esprime nella direzione di un'alterità così assoluta da non essere identificata. In questo senso crediamo che un'ufologia che non problematizzi la sua tensione risulti essere una scienza incompleta. Cosa intendete per "radicale"? Radicale vuol dire arrivare a considerare un problema a partire dai suoi assunti di base. Solo a partire dall'analisi di questi assunti la critica può arrivare ad un livello di profondità tale da poter prospettare un cambiamento. Se al contrario l'analisi resta in superficie le soluzioni si porranno solo al livello del sintomo, non della malattia. "Intendiamo per radicale, letteralmente, ciò che va alle radici, ma si adopera anche per estirparle quando marciscono e ci inquinano" (Riccardo D'Este). Cosa c'entra la politica con l’ufologia? L'ufologia è un'approccio già implicitamente politico in quanto mette in discussione un universo plasmato ad immagine e somiglianza dei terrestri. Se le istituzioni dell’ufologia tradizionale hanno preferito tacere questo portato rivoluzionario, un'ufologia che scelga di andare alle radici non può che reimmettere nel discorso questa imprescindibile dimensione politica. Perché proponete la lotta contro il capitale? Perchè crediamo il capitale sia alla radice di un sistema di sfruttamento dell’ambiente, un sistema che crea inequilibri e disparità sulla pelle dei terrestri attraverso istituzioni quali l'economia, il lavoro, il controllo, lo spettacolo, istituzioni funzionali esclusivamente alla riproduzione del capitale come entità meta-vivente. La lotta contro il capitale è immediatamente lotta alle radici di quell'ideologia che vuole esista un'unica forma possibile di esistenza su terra. Perché siete contro quelle che definite "istituzioni dell’ufologia borghese"? Perché crediamo che esse abbiano volutamente tentato di rimuovere il portato rivoluzionario implicito nell’ufologia adeguandola alle esigenze produttive del capitale. Crediamo inoltre che esse sottraggano la propria riflessione alla responsabilità di un'analisi della vita quotidiana. L’ufologia dovrebbe invece essere anche critica della vita quotidiana terrestre, diversamente si presuppone una sepazione dualistica fra terrestre ed extraterrestre. Una simile separazione negherebbe la tensione conoscitiva dell'ufologia. Credete veramente nell’esistenza degli extraterrestri? Crediamo realmente nell’esistenza di forme di vita extraterrestre con le quali poter stabilire rapporti politici funzionali alla lotta al capitale. Ancor prima crediamo però nell’attitudine profondamente rivoluzionaria che questo tentativo d’interfacciamento sottende, indipendentemente dall'esistenza di forme di vita extraterrestri. Gli alieni non potrebbero avere propositi negativi? L'ufologia radicale parte dal presupposto che per essere in grado di raggiungere terra, eventuali forme di vita extraterrestre debbono aver risolto quelle contraddizioni sociali che caratterizzano ancora il nostro pianeta. Una specie ancora bellicosa ed impegnata nella gestione di conflitti sul proprio pianeta non potrebbe aver generato una cooperazione sociale tale da permettere lo sviluppo di tecnologia in grado di consentire viaggi interplanetari. Per voi gli alieni rappresentano dei liberatori? L'ufologia radicale non è mai né attendista, né avventista, i suoi attivisti lavorano al sabotaggio del sistema capitale a prescindere da aiuti e alleanze con alieni. Crediamo che il palesarsi di una soggettività esoplanetaria nello spazio delle contraddizioni del pianeta rappresenti un prerequisito a qualsiasi forma di contatto pubblico. Solo allora potremmo sperare in un interfacciamento con gli alieni che imprima un accelerazione al processo di trasformazione dell'esistente. Che differenza c’é tra Alien Dissident e Alien Nation? Si tratta inanzitutto di una distinzione temporanea di tipo euristico che mette in campo la qualità del contatto, soprattutto nei termini delle soggettività coinvolte. Se si vuole è una semplicistica distinzione di comodo, utile però a spiegare entro una logica comprensibile al nostro sistema di riferimento terrestre, la complessità della fenomenologia UFO in termini oggettivi. L’Alien Nation è allora la confederazione aliena fedele al principio di minimo intervento nei processi di sviluppo terrestri (la cosidetta "prima direttiva"), mentre l’Alien Disident è una fazione di quella stessa confederazione non fedele a questa direttiva. Cos'è l’esoplanetarismo? L’esoplanetarismo è la sensibilità ad un riconoscimento massimo delle alterità, delle differenze e delle esigenze di autodeterminazione di qualsiasi soggetto o identità. L'esoplanetarismo è contemporaneamente (poichè preuppone ed è il presupposto di quanto sopra) l'attitudine a ragionare sulle problematiche terrestri in chiave post-terrestre, forzando cioè la logica razionale entro un’ottica e una dimensione interplanetarie. Cos'è il contattismo autonomo? Il contattismo autonomo è una pratica di autodeterminazione che presuppone il rifiuto della delega nella gestione del portato politico, scientifico e psicoemotivo dell'esperienza del contatto, a qualsivolgia rappresentanza terrestre o (in senso stretto) istituzione ufologica. Quando è nata l’ufologia radicale? Il primi frammenti del network dell’UR si incontrano in occasione del movimento studentesco della Pantera nel 1990. In quelle prime discussioni informali si iniziano a delineare le prime idee e nasce la definizione di "ufologia radicale". Dopo i primi anni di confronto occasionale alcuni soggetti sparsi sul territorio nazionale iniziano a sostanziare l'idea di una vera e propria rete che si regge oggi attraverso scambi regolari di comunicazioni ed incontri. Quanti siete? L’ufologia radicale conta aderenti e fiancheggiatori in tutta Italia. Non esiste, al momento, alcun sondaggio, né soprattutto esiste un metro di valutazione del vincolo di appartenenza, che programmaticamente rimane fluido. Peraltro i gruppi che partecipano al network si organizzano internamente come meglio credono secondo il principio di autodeterminazione. Di fatto al network dell’UR aderiscono anche altre organizzazioni affini. Come si crea un collettivo di ufologia radicale? Come vi pare. Basta esprimere un’attitudine politica e ufologica vicina a quella dell’ufologia radicale ed entrare a far parte del network segnalando la propria esistenza al più vicino gruppo che già partecipa al network. Non esiste un numero minimo o un numero massimo di partecipanti; anche un solo componente può dar vita ad un collettivo. I collettivi UR possono impegnarsi in una o più dei seguenti attività: riflessione teorica, ricerca ufologica, costruzione di eventi od opere (oggetti, musica, grafica, video, multimedia, etc.) ad alta rimandatività esoplanetaria. Se sono di destra posso far parte dell’UR? Solo in una variante di architettura biologica che probabilmente il tuo merdoso organismo non gradirebbe. Il MIR è l’organo di diffusione dell’UR? No. MIR è il progetto di rivista a cura del collettivo romano Men In Red appartenente al network. La rivista MIR intende dare pubblica visibilità a tutti i collettivi di ufologia radicale che lo desiderano, compatibilmente con le proprie scelte redazionali. La rivista dà inoltre spazio a quelle realtà che a suo giudizio esprimono un'attitudine esoplanetaria. Quando è nato MIR? Il collettivo MIR nasce nel 1991 in via del tutto informale. Durante gli anni novanta il suo percorso si concretizza nella scelta di dare pubblica visibilità alle proprie attività, fino alla realizzazione nel 1998 della prima rivista di ufologia radicale. Chi vi paga? Nessuno. MIR e più in generale l’UR si autofinanziano attraverso iniziative ludico-politico d’autofinanziamento che si appoggiano spesso a spazi occupati e autogestiti da radicali non necessariamente ufologi. La rivista vive delle proprie vendite. Individualmente non siamo mai stati finanziati se non dal nostro impegno nell'economia culturale dell'epoca. Perché non usate i vostri veri nomi? Non usiamo i nostri nomi perchè non crediamo che siano necessari a dare credibilità a quanto sosteniamo. Non usiamo i nostri nomi perchè non crediamo nel principio di responsabilità. Non usiamo i nostri nomi perchè l'anagrafe è la prima istituzione del controllo. Soprattutto, non usiamo i nostri nomi perchè desideriamo porci allo stesso livello del nostro oggetto di indagine: non-identificato. (Non è comunque una regola nè del MIR né dell'UR). Come si entra a far parte della redazione di MIR? La redazione tecnica di MIR è per ragioni d’ordine pratico chiusa. La redazione coopta più frequentemente collaboratori in quelle aree che per propria natura più si confanno all’attitudine che il MIR intende esprimere. Nel collettivo MIR si entra attraverso un percorso politico che conduce a un rapporto di confronto con coloro che già appartengono al collettivo. Che valore attribuite a questo questionario? Nel presente questionario tutte le domande sono false e ciononostante tutte le risposte sono vere. Tanto vere da non rendere affatto conto del nostro tono divertito nel rispondervi con serietà. Potete dunque buttar via le domande e il tono serioso e prendere per buono solo quello che via pare. Così farà sicuramente ridendo ogni ufologo radicale. Terracentrismo In un saggio pubblicato nel 1957 Roland Barthes lamentava la riduzione della suggestione extraterrestre a banale mito. Ed è vero, che da quando esiste, la spectoufologia (l’ufologia spettacolare, quella istituzionale) si è impegnata incessantemente nella riproduzione di un alieno domestico, un alieno a immagine e somiglianza del terrestre, con la sua stessa razionalità ed emotività: «Marte viene implicitamente dotato di un determinismo storico ricalcato su quello della Terra. Se i dischi sono i veicoli di geografi marziani venuti ad osservare la configurazione della Terra, come ha detto chiaro e tondo non so quale scienziato americano, e come molti probabilmente pensano fra sé, si deve al fatto che la storia di Marte è maturata con lo stesso ritmo di quella del nostro mondo, e produce geografi nello stesso secolo in cui abbiamo coperto la geografia e la fotografia aerea»'. Non stupisce allora che nell'epoca delle protesi corporee invasive e delle biotecnologie l'ufologia finisca per scavare dentro le corporeità biologiche, investigando su impianti innestati dagli alieni durante una abduction o su improbabili mutilazioni animali: dietro ci sono gli stessi medici e biologi di Terra. Prosegue Barthes: «ogni mito tende fatalmente a un antropomorfismo stretto e, quel che è peggio, a quello che si potrebbe chiamare un antropomorfismo di classe. Marte non è soltanto la Terra, è la Terra piccolo-borghese, il piccolo cantone della mentalità coltivato (o espresso) dalla grande stampa illustrata. Appena formato nel cielo. Marte viene in tal modo allineato dalla più forte di tutte le appropriazioni, quella dell'identità». Una vera e propria operazione di riterritorializzazione dell'extraterrestre su Terra che depotenzia la carica eversiva rappresentata dall'incontro con una qualsiasi cultura altra. La storia dell'antropologia culturale ci insegna che non basta volgere il proprio sguardo verso l'alterità per espandere il proprio orizzonte cognitivo; in questo senso l'ufologia contemporanea non si differenzia affatto dal carico di pregiudizi razzisti con cui l'antropologia coloniale (Taylor, Frarer ecc.) giudicava «primitiva» ogni cultura diversa da quella occidentale e avallava quell'introduzione coatta nella logica europea (religione, tecnologie, lavoro) immediatamente destinata a trasformarsi in sterminio. Come quella era etnocentrica questa è endoplanetaria. Proiettando il proprio terracentrismo nello spazio, l'ufologia contemporanea si situa epistemologicamente prima dell'introduzione del concetto di relativismo culturale introdotto in antropologia già negli anni Quaranta. In questo modo l'incontro con l'alterità assoluta dell'alieno è ridotto al gioco del doppio omologo, cioè dell'identico. Al contrario ogni contatto - ad ogni livello - è l'occasione per assumere su di sé lo sguardo dell'altro, del diverso, l'occasione per rimettere in discussione i propri brainframes individuali, culturali, planetari. Allora l'esistenza di intelligenze extraterrestri e la possibilità di assumere quello sguardo rappresenta innanzitutto per i terrestri l'occasione per un radicale ripensamento della propria esistenza in quanto specie vivente. Geografia L'estensione all'intero globo terrestre della logica di valorizzazione capitalista ha ridotto per qualsiasi abitante del pianeta la possibilità di un incontro che metta radicalmente in discussione la propria vita quotidiana. Il termine «globalizzazione» non designa altro che il dispiegarsi definitivo di questo processo. L'intero apparato sensoriale è preformattato dal codice dell'economia, un codice osceno perché legato al principio dell'equivalenza. Osceno perché rende ogni oggetto, ogni esperienza sempre completamente leggibile. Osceno perché rende sempre scambiabili, sempre confrontabili, sempre riconducibili e commutabili l'uno nell'altro oggetti di natura diversa. Il prezzo della merce è il luogo di trascrizione di tutti gli oggetti possibili. Su Terra oggi tutto ha un prezzo. Non esistono più siti, per quanto esotici, che possano ancora soddisfare la domanda di un'esperienza radicalmente nuova. La figura del viaggiatore è sostituita integralmente da quella del turista. Tutto è già premasticato, in qualche modo già vissuto. L'esperienza dell'esplorazione si riduce all'adesione a un modello prefabbricato: qualcosa da acquistare, da memorizzare, da fotografare; tornare con un souvenir. E allora non si vedono più altri umani ma attori di un teatro dell'esotico. E spesso è questa la realtà: come nelle riserve indiane, l'unica possibilità di sopravvivenza per gli indigeni è quella di scimmiottare la propria cultura di provenienza a uso e consumo dell'uomo bianco. Disneyland diviene l'archetipo comune del turista giapponese come dell'aborigeno australiano. Quando tutto è scambiabile ogni diversità è stata cancellata. È la faccia nascosta del villaggio globale: non si da più alcuna possibilità di incontro perché tutti gli incontri sono già dati in partenza. Non identificati Nella realtà contemporanea il periodico manifestarsi di oggetti volanti non identificati rappresenta una vera e propria anomalia. L'identificazione rap- presenta infatti la prima fase per l'integrazione delle sostanze (materia, energia, informazione) all'interno del bioprocesso del Capitale. Affinchè oggetti e Soggetti possano diventare parte integrante del Capitale-Terra devono passare per tre fasi distinte di avvicinamento: identificazione, raffinamento, sussunzione (o recupero). Dopo il riconoscimento sensoriale dell'esistenza di una struttura distinguibile all'interno del sistema caotico della realtà, abbiamo infatti una prima fase relativa all'individuazione di uno spettro di funzionalità, una seconda di selezione di una o più funzionalità produttive e un'ultima che consiste nell'incorporazione di quelle funzionalità all'interno del sistema di equivalenze della merce. E una distinzione un po' rozza che però ci serve per comprendere il carattere eversivo della fenomenologia Ufo. Facciamo qualche esempio. Si riconosce e distingue una materia nera e oleosa stivata nel sottosuolo del pianeta. La si identifica come «petrolio» e se ne indagano le caratteristiche (fase di identificazione), fra queste alcune come la viscosità e la combustibilità sono giudicate particolarmente convenienti per essere integrate nel ciclo produttivo, altre - poche nel caso del petrolio - vengono scartate (fase di raffinamento). Solo allora inizia il processo tecnico di raffinazione con la produzione e la vendita di oli e benzine destinati al funzionamento di macchine di vario tipo (fase di sussunzione). Lo stesso processo lo riconosciamo nella produzione del corpo operaio. Dall'identificazione di quell'insieme variegato di attività umane che costituisce la ricchezza della nostra specie si riconoscono via via alcune funzionalità specifiche - dall'energia muscolare all'attività cognitiva - adatte ad essere integrate nel processo produttivo (fase di raffinamento). Una volta raffinate, queste caratteristiche possono essere messe al servizio della macchina produttiva in termini di forza-lavoro con uno specifico prezzo di mercato (fase di sussunzione). Lo stesso processo lo possiamo riconoscere a livello di astrazione fisica nella produzione di macchine utensili e di personal computer. Per quanto riguarda la produzione del consumo sono la sociologia e il marketing a occuparsi del processo di identificazione, raffinamento e sussunzione\recupero. Ovviamente ben altro spazio meriterebbe questo tipo di analisi, ma per quanto ci interessa ora, accontentiamoci di questo livello decisamente schematico. La manifestazione di oggetti non identificati è una sfida a tutto questo processo. L'Ufo si pone immediatamente come oggetto disfunzionale. Rifiuta di essere identificato, raffinato, sussunto. Si da abbastanza per ingenerare domande, ma non abbastanza perché se ne possano ricavare risposte definitive. La sua è una forma di conflitto sublime e subliminale. È affermazione di soggettività senza il vincolo dell'identità. Quando in guerra il soldato è fatto prigioniero dal nemico è autorizzato a declinare solo il suo nome e il suo numero di matricola. La guerra dell'Ufo è più sottile: non ha nulla da dichiarare, non indossa nemmeno una divisa. Si sottrae fin dall'inizio a ogni possibile meccanismo di trasformazione in merce. L'Ufo non equivale a nulla che sia dato conoscere. Ciononostante mostra una qualche forma di intelligenza. I testimoni descrivono veicoli che compiono spostamenti ne casuali ne rettilinei nello spazio, oggetti che talvolta interagiscono con gli stessi movimenti dei testimoni. C'è una quantità crescente di individui che racconta di aver stabilito una qualche forma di contatto comunicativo con extraterrestri. C'è chi giura di essere stato sottoposto ad analisi di tipo medico su veicoli intergalattici. Indipendentemente dal fatto che si tratti di proiezioni mentali o di eventi reali, l'Ufo suggerisce sempre la presenza di una qualche forma di intelligenza. L'incontro è quindi con un'alterità di tipo intellettuale prima che fisico. Un'intelligenza testimoniata dalla struttura stessa del veicolo. Le forme più comuni - quando chiaramente definibili - sono del tipo sigariforme, discoidale, triangolare. Si tratta di strutture geometriche che non corrispondono ad alcun veicolo di produzione terrestre. Non solo, sono strutture che la tecnologia terrestre riuscirebbe difficilmente a far volare in modo dignitoso. Sono forme che sembrano negare le linee di sviluppo che la tecnologia ha intrapreso sul nostro pianeta: non sembrano avere la navigazione in prua e la propulsione a poppa. Raramente hanno un sistema d'ala. Contemporaneamente hanno però una manovrabilità estrema. Per quanto riguarda i materiali, il riferimento frequente è a metalli con particolarità tali da non essere riconducibili a nulla di conosciuto su Terra. Molto spesso l'Ufo è un oggetto luminescente dai contomi non sempre chiaramente definibili, come se il veicolo fosse dissimulato all'interno di una bolla energetica. L'Ufo manifesta così la sua alterità rispetto alledue coordinate di riferimento della dimensione umana. Sull'asse del tempo mostra la sua lontananza at- traverso la manifestazione di una superiorità tecnologica che è possibile collocare in un lontano futuro della nostra specie. Contemporaneamente si colloca spazialmente fuori della portata dei nostri strumenti di rilevazione, in sistemi solari inesplorati o addirittura non ancora conosciuti. L'Ufo allude all'esistenza di civiltà tecnologicamente avanzate radicalmente diverse dalla nostra, civiltà in cui il sistema economico in cui siamo prigionieri è stato probabilmente superato, oppure non è mai esistito. Contattismo autonomo I contattisti sono persone che affermano di avere relazioni continuate con forme di vita extraterrestre. Quasi sempre sono portatori di un messaggio millenaristico di solidarietà e di pace ma, come notava l'ufologo Antonio Ribera, sono persone semplici: «non incontriamo vescovi, militari (di alto grado), politici o scienziati fra di loro». Sono terrestri che rileggono quasi sempre il loro rapporto con gli extraterrestri attraverso gli strumenti della religione e finiscono per creare gruppi di seguaci di matrice cultista. Personaggi come Uri Geller, George Adamski, Eugenio Siragusa, Ashtar Sheran, Claude «Rael» Vorilhon, sono difficilmente credibili da un punto di vista materialista e, a parte il caso Adamski, decisamente pericolosi nella loro aspirazione assolutista verso la creazione di nuovi culti religiosi. Contemporaneamente però sono lucidi latori di messaggi di indubbio valore politico: contro il nucleare, contro tutte le guerre, contro lo sfruttamento, per il rispetto di tutte le forme di vita, perfino per un «reddito di cittadinanza» indipendente da prestazioni lavorative. A titolo di esempio riportiamo un passaggio della lettera inviata nella primavera del 1999 durante la guerra in Jugoslavia dal contattista italiano Giorgio Dongiovanni ai maggiori leader politici e religiosi. Ad essi chiede di muoversi per l'immediata fine dei bombardamenti da parte della NATO: «Se questi importanti capi spirituali accoglieranno questo appello con indifferen- za, non tanto perché sono io a proporlo in quantosemplice stigmatizzato e mistico, ma perché non ne avvertono interiormente la necessità, allora sarà la prova definitiva che essi stessi sono succubi e vittime del potere economico, politico e militare». Che messaggi di questo tipo si trovino associati in qualche modo alla presenza Ufo su Terra, indipendentemente dalla credibilità dei contattisti, è sintomo del carattere intimamente radicale e solidale cui naturalmente si associa la tematica extraterrestre. Minazzoli, pur con tutte le cautele del caso, arriva addirittura a individuare nei contattisti una sorta di avanguardia rivoluzionaria: essi «giocheranno sicuramente un ruolo fondamentale come forza catalizzatrice di energia potenziale accumulata nel seno delle grandi masse umane: catalizzatrice di coscienza cosmica». I contattisti hanno inoltre il merito di rompere il ruolo mediatore che l'ufologia istituzionale ha cercato di avocare a sé e rivendicare una capacità di interpretare e gestire in maniera autonoma il rapporto con gli alieni. Un contattismo di tipo materialista, privo di qualsiasi fondamentalismo e assolutamente laico rispetto all'attribuzione del fenomeno è quanto proposto dall'ufologia radicale: un tentativo cosciente di stabilire contatti di tipo politico con forme di vita extraterrestre, senza passare per alcuna istituzione ufologica, per alcun sedicente rappresentante del pianeta, perché solo in questo modo è possibile accelerare il processo di dissoluzione del Capitale-Terra. L'ufologia radicale non guarda agli alieni come a potenziali liberatori, crede al contrario che siano solo i terrestri a poter creare le condizioni della propria libertà. In questo senso non c'è distinzione fra lotta politica e lotta ufologica. Ciascuna si risolve nell'altra. Tutte le battaglie per la liberazione dal lavoro, per l'autodeterminazione dell'esistenza, contro lo sfruttamento sull'uomo e sull'ambiente sono immediatamente segnali di interfaccia che Terra manda alla confederazione aliena. D'altro canto tutti i tentativi di interfaccia sono implicitamente operazioni di rottura della quotidianità terrestre, una rimessa in discussione radicale della blindatura endoplanetaria che assicura le condizioni di replicazione del Capitale-Terra. L'ufologia radicale non è dun-que nè attendista nè avventista, non aspetta l'arrivo di extraterrestri per la liberazione, ma lavora fin da subito a creare le condizioni perché il contatto sia possibile, perché Terra sia degna della Confederazione Intergalattica attraverso l'abbattimento di quei poteri che la conservano nella barbarie. La consapevolezza è che sarà quello stesso abbattimento a creare le condizioni per una visibilità pubblica degli extraterrestri. Esoplanetarismo «Considerato secondo i suoi propri termini lo spettacolo è l'affermazione dell'apparenza e l'affermazione di ogni vita umana, cioè sociale, come mera apparenza. Ma la critica che raggiunge la verità dello spettacolo lo scopre come la negazione visibile della vita; come una negazione della vita che è divenuta visibile». Se la critica di Debord si riduce al rimpianto per una vita negata che soccombe alle apparenze e finisce per non lasciare alcuna reale opzione politica che non sia resistenziale, regressiva o di puro disvelamento di una verità rivoluzionaria in quanto tale, l'ufologia radicale, riconoscendo invece nell'Ufo le qualità di una vita divenuta visibile, ma contemporaneamente non negata, riapre alla concretezza l'ipotesi rivoluzionaria. L'esoplanetarismo è l'attitudine alla trasformazione della vita quotidiana in una prospettiva che riconosce il nuovo livello della realtà: quello di un pianeta di simulacri che va a investire i propri capitali oltre la propria orbita. Quello di un pianeta tecno-informatizzato in cui i giochi della seduzione muovono oltre lo spazio semantico dell'identità. Quello di un pianeta le cui esigenze di trasparenza passano per la sistematica negazione della vita che ospita. Definiamo, così, posterrestre la logica culturale di un pianeta ipersaturo alla ricerca di ulteriori spazi di agibilità. Crediamo che l'intelligenza non identificata dell'Ufo, e la sua promessa di contaminazione e imbastardimento della specie umana, possa costituire il nuovo paradigma di riferimento per tutte quelle soggettività irriducibili alla logica di sfruttamento di un pianeta divenuto Capitale. Come lucidamente anticipato da Gilles Deleuze e Félix Guattari, «la battaglia, se ce ne una, ormai si combatte altrove. I poteri costituiti hanno occupato la terra e hanno formato organizzazioni di popolo. I mass media, le grandi organizzazioni del popolo, del tipo partito o sindacato, sono macchine per riprodurre, macchine per fare il vago, che effettivamente disorientano tutte le forze terrestri popolari. I poteri costituiti ci hanno posto nella condizione di un combattimento ad un tempo atomico e cosmico, galattico». Si tratta allora, continuando a usare la terminologia dei due filosofi francesi, di cominciare a divenire alieni, solo così si daranno le condizioni per una visibilità pubblica degli extraterrestri e per una liberazione della specie umana dalla propria miseria terrena. No cover-up, no copyright «Contro ogni cover-up!» è il grido di rivolta dell'ufologia borghese. Contro, la copertura della presenza Ufo su Terra. Il cover-up infatti altro non è se non la modalità attraverso cui i poteri terrestri gestiscono e mantengono il segreto di questa verità inconfessabile. Attraverso un apparato logistico in grado di produrre l'informazione necessaria, verrebbero istantaneamente falsificate tutte quelle voci dissidenti che - con la forza della propria voce e qualche brandello di prova - possono dimostrare la realtà del fenomeno Ufo. In sostanza esisterebbe un'unica verità «vera» che gli apparati di sicurezza degli Stati-nazione trasformereb-bero in menzogna. Sarebbe in corso una guerra fra una verità ufficiale - quella del cover-up - e una verità autentica - quella ufologica. Purtroppo però non esiste alcun terreno neutro in cui due o più verità hanno modo di confrontarsi e scontrarsi fino a che solo una - quella «autentica» - conquisti la vittoria finale. Il campo in cui si gioca è infatti sovradeterminato dai gestori della «verità ufficiale» che concertano gli spazi di visibilità di migliaia di verità locali. Nessuna di queste viene mai completamente cancellata: si preferisce monitorarne le attività e gli sviluppi, circoscriverne la funzionalità e raccogliere da essa quei frutti compatibili con la logica del sistema. La «verità ufologica» è solo una di queste verità locali e si inserisce perfettamente in un quadro più complessivo della gestione dell'esistente. Poco importa che contingentemente i sondaggi attestino quote di opinione pubblica più o meno ampie - ma sempre significative - ai sostenitori dell'ipotesi extraterrestre. La «verità ufologica» è monitorata e modulata in funzione di esigenze più ampie. Entro certi limiti è un'utile valvola di sfogo ma, ogni volta che è stato necessario, gli apparati di controllo hanno saputo gestire le emergenze intervenendo - nel caso - con quella durezza che ormai conosciamo loro propria. Nella società attuale esiste una gestione centralistica dell'informazione, un monopolio spettacolare che conta su ingenti mezzi: uomini, televisioni, giornali, reparti marketing, polizie ecc. Qualcuno si accontenta di stare al gioco, di vivacchiare nel ghetto dell'ufologia, di tenere acceso il lumicino per poter dire un giorno - quando il suo corpo sarà stato mangiato dai vermi e delle sue ossa non resterà che la polvere - «velo avevo detto, io!». Ma se è vero che c'è un conflitto in corso - ed è vero - bisogna piuttosto scegliere da quale parte stare. Non si può continuare a fingere di sostenere l'ipotesi extraterrestre senza la volontà di trarne tutte le conseguenze, senza portare l'attacco a quel sistema che rende impossibile la visibilità pubblica del fenomeno Ufo. Da parte nostra, come ufologi irriducibili a questo gioco delle parti, «non scambieremo mai la garanzia di mon morire di fame con la certezza di morire di noia»; non ci accontenteremo di sopravvivere rinchiusi in un piccolo pianeta di merda, quando là fuori ci si prospetta una vita di portata interplanetaria. E' vero, le informazioni sulle manifestazioni Ufo sono continuamente manipolate, mistificate, rimacinate, coperte e controllate. Gli ufologi hanno ricononosciuto questa semplice realtà e gli hanno dato un nome: cover-up. E poi? Poi sembrano accontentarsi solo di questo, accettano il cover-up come realtà sussistente slegata dalla più complessa gestione del monopolio della verità. Come se l’esistenza del cover-up fosse possibile a prescindere dalle variabili di carattere economico-legale che garantiscono le modalità di diffusione delle informazioni. La legge sul copyright svolge da questo punto di vista un ruolo chiave: garantisce la proprietà dell'informazione alle centrali di produzione della verità. Troppo spesso i piccoli produttori di verità si sono lasciati convincere del fatto che il diritto d'autore rappresenti per loro una garanzia da far valere contro poteri più forti. Di fatto, vincolando l'informazione al potere economico, il copyright si risolve inesorabilmente in un vantaggio strategico per i poteri costituiti. Nel momento in cui la conoscenza è immessa sul mercato come qualsiasi altra mercanzia, non resta ad essa alcuna possibilità di sviluppo che sia incompatibile con il sistema che attualmente vige su Terra. Hanno dunque poco di che lamentarsi quegli ufologi che denunciano le operazioni di cover-up quando perpetuano sulle proprie riviste il meccanismo stesso che le rende possibili, quando su ogni articolo, riflessione, fotografia, filmato, pongono il vincolo sulla libertà di copia. Qual è il loro timore? Che la «verità» si diffonda troppo? Certo esiste uno spazio di riflessione che va difeso dagli sciacalli del sistema di informazione, ma in questo modo ci si confina in un ghetto costantemente impegnato nella difesa del proprio orticello, combattendo all'arma bianca contro i carri armati dei monopolisti della verità. No, è quel fottuto campo da gioco, sono le sue regole, il primo nemico dell'ufologia e di tutte quelle riflessioni non disposte a credere nell'unicità e inamovibilità di un sistema sociale. Ancora un passo, ufologi! Passate dalla difesa all'attacco, non potrete che perdere le certezze - il tanfo di cadavere - di questo pianeta. Se esiste dell'informazione in grado di dimostrare una presenza extraterrestre su Terra è impensabile che essa non sia resa di dominio pubblico. Per questo il famoso filmato dell'autopsia dell'alieno di Roswell - il cosiddetto Scintilli Footage - è un falso. Perché «false» sono le modalità della sua diffusione, tutte interne alle logiche di un'economia televisiva, «false» perché operano alla riconferma del sistema attuale e lo rendono «non credibile» al pubblico. Il pubblico sa che se esistessero prove cinematografìche dei rapporti tra alieni ed esercito statunitense, che se il filmato fosse stato «vero», non avrebbe potuto essere divulgato in quel modo. È chiara a tutti la portata destabilizzante di immagini di quel tipo e abbastanza noti i meccanismi censorei cui sono sottoposte verità assai meno pericolose. Se dunque il filmato circola in modo omologo e con lo stesso agio di una fiction televisiva, il pubblico non può non pensare che sia della stessa pasta. Filmati di quel genere se fossero «autentici» (ma a questo punto è lo stesso dibattito sull'autenticità ad essere falsificato) sarebbero rifiutati dall'industria culturale. Il sigillo del copyright provvede a cancellare immediatamente ogni alone di verità. Per questo ogni documento sulla natura extraterrestre del fenomeno Ufo che sia sottoposto a copyright deve essere ritenuto «irricevibile ». Portare l'attacco al cover-up non basta più. È necessario attaccare il copyright perché è il copyright.il meccanismo principe di dissimulazione della preserza Ufo. E occorre attaccarlo dentro e fuori l'ufologia, perché rende impossibile ogni evoluzione cognitiva che non sia preordinata alla logica dominante. Ci aspetteremmo allora che l'ufologia si unisse a quel variegato arcipelago di artisti, musicisti, informatici, scrittori ed editori di riviste, che si muove nella direzione di un superamento della legge sul diritto d'autore. Se davvero gli ufologi vogliono lottare cortro il cover-up ci aspettiamo che lo facciano sulle loro riviste e sui loro libri - nella loro «verità locale». La stessa cosa è stata fatta nella realizzazione di questo libro, liberamente «piratabile» da qualunque soggetto, individuale e collettivo. Capitale-Terra La trialettica capitale-spazio-lavoro 1. Il Capitale-Terra è il capitale che una volta superati tutti gli ostacoli alla propria autovalorizzazione previsti dalla critica classica dell'economia politica, perviene ad estendere il suo dominio reale sull'intera superficie del pianeta, non solo su ogni società, e quindi non solo come bio-potere esercitato sul corpo della specie umana, ma sull'intera biosfera. Ovunque su Terra predominano le condizioni moderne di produzione, che è come dire: 1) ovunque la ricchezza si presenta come un'immensa accumulazione di merci; 2) ovunque la vita si presenta come un'immensa accumulazione di spettacoli; 3) ovunque l'ambiente si presenta come un'immensa accumulazione di nocività. Il capitale non è altro ormai che la "realizzazione negativa del vivente", il capitale si presenta cioè dinnanzi alla biosfera terrestre allo stesso tempo come una sua propria realizzazione e come un ecosistema ad essa estranea, come oggettivazione di essa sotto forma di un potere da essa stessa indipendente e che anzi la domina con la sua propria azione. Quest'ecosistema si è generato a partire dalla sfera planetaria dello scambio, da un'esasperazione dell'autonomo essere-per-sè del valore, quindi dal puro comando di una porzione insignificante del vivente, l'Internazionale Capitalista e i suoi servitori burocrati - una sotto-specie criminale dell'Homo Sapiens - tanto sul lavoro vivo umano quanto sul resto del vivente messo a lavoro in quanto vivente. 2. Il capitale è divenuto Capitale-Terra da una parte con l'azzeramento sistematico del suo ostacolo esterno par excellence: lo spazio terrestre. Dall'altra, all'interno del processo di produzione, approssimando allo zero il tempo di lavoro necessario, cioè in definitiva portando il tempo di lavoro supplementare (il lavoro che crea l'autovalorizzazione del capitale, il lavoro spregiudicatamente comandato dal capitale - e va aggiunto: per mezzo di un'antica truffa giuridica, la proprietà privata dei mezzi di produzione, che oggi si rivela sempre di più come una truffa ai danni di tutto il vivente!) a coincidere con il lavoro tout-court. Questo è stato ottenuto con un enorme potenziamento degli agenti macchinici (automazione, informatizzazione, decentramento della produzione, techno-controllo...) ed apparentemente si è trattato di una liberazione delle forze produttive dalle forme capitaliste più inattuali, ma sostanzialmente è stata un'innovazione prodotta dalla radicalizzazione delle lotte rivoluzionarie, il cui risultato positivo è rientrato esclusivamente dalla parte dell'Internazionale Capitalista, sotto forma di nuovi plus-capitali e quindi di una maggiore pervasività e profondità del domino reale del capitale sulla società, che è come dire: sotto forma di una vittoria spettacolare e apparentemente definitiva sulla rivoluzione. Con l'approssimazione allo zero del lavoro necessario il capitale neutralizza, a questo livello temporaneo di sviluppo delle forze produttive, il suo ostacolo interno par excellence: la soggettività del lavoro vivo. 3. L'ostacolo spaziale è stato superato dialetticamente attraverso la velocità, ovvero attraverso uno sviluppo dei mezzi di trasporto e di comunicazione tale da permettere una circolazione "in no time" del capitale, permettendogli quindi il raggiungimento di un livello altissimo di autovalorizzazione. Va ricordato che il capitale è valore in processo, e che il valore, creato "positivamente" dal lavoro vivente, si realizza, "negativamente", solo nella circolazione, nel suo momento psico-geografico (per esempio, semplificando al massimo, un prodotto per essere scambiato con denaro dev'essere prima trasportato, quel prodotto finchè non approda nel mercato non è considerabile neanche una merce, quindi quanto più alto è il tempo impiegato nel trasporto, nel divenire-merce del prodotto, quanto più esso si de-valorizza, ovvero aumenta in esso il lavoro necessario e diminuisce quello supplementare). In altri termini la devalorizzazione causata dallo spazio terrestre, in quanto distanza e in quanto durata, è stata pressochè annullata con l'odierna potenza d'agenti macchinici accumulata dalle forze produttive (dai TAV alla telematica, dal Concorde alle comunicazioni satellitari...). Nel dominio reale il capitale non è più costituito da momenti tra loro chiaramente distinti e indifferenti, come all'epoca della critica radicale marxiana, esso ha raggiunto ora una velocità di rotazione critica tale (aumentata inoltre da mille espedienti finanziari che smaterializzano il capitale, che lo trasformano in informazione, rendendo possibile una circolazione artificiale "alla velocità del pensiero" (Marx); si pensi, ad esempio, al processo progressivo di "demonetizzazione" del capitale, ecc.) da far apparire i suoi momenti come un unico solo momento, un unico movimento universale, caotico e difficilmente analizzabile, un perpetuum mobile che sembra coincidere ormai con un divenire-pianeta-Terra. Questo uso della velocità da parte del capitale per autovalorizzarsi al massimo grado (e quindi per sfruttare il lavoro vivo al massimo grado), per estendere il suo dominio su tutta la Terra annullandone lo spazio è stato ampiamente studiato dall'urbanista francese Paul Virilio, che è arrivato addirittura a fondare una nuova scienza sociale basata sullo studio della velocità, la dromologia (dal greco antico "dromos"=corsa). Egli sostiene che la società capitalista sia una "dromocrazia", ovvero una società in cui la gerarchia di ricchezza fa tutt'uno con la gerarchia di velocità, quanto più si ha in gestione la velocità quanto più si ha accesso all'accumulo capitalistico della ricchezza. Virilio ha scritto: "...il mondo si restringe, lo spazio reale del mondo intero si restringe e si ridurrà, tra quaranta o cinquanta anni, a niente. Un giorno, il mondo o niente sarà la stessa cosa. C'è qui un orizzonte negativo che nessuno analizza, e che è un fenomeno d'ecologia ed economia politica. Direi che sarebbe necessaria una dromologia pubblica per cercare di comprendere questa perdita simbolica dello spazio-tempo del mondo intero". Ma, insomma, senza dover ricorrere ad un nuovo sapere "separato" come la dromologia, già Marx nel 1858, nei Grundrisse, scriveva: "Mentre... il capitale deve tendere, da una parte, ad abbattere ogni ostacolo spaziale al traffico, ossia allo scambio, e a conquistare tutta la terra come suo mercato, dall'altra esso tende ad annullare lo spazio attraverso il tempo". ... Solo combattendo contro il "capitale interplanetario" disveleremo la nuova forma di spettacolo del capitale-terra. approfondimenti su www.kyuzz.org/mir § zk autoproduzioni digitali per la contaminazione e la libera circolazione delle idee questi testi sono liberi di essere presi usati modificati adattati riprodotti diffusi (anche senza citarne la fonte)